De Donatis: La ricerca del volto di Cristo per un profondo rinnovamento del cuore
Omelia del card. Angelo De Donatis alla celebrazione eucaristica per il 75° anniversario dalla fondazione del COR - Roma, Santa Maria del Buon Consiglio, 5 Novembre 2020

E’ una grande gioia per me questa sera presiedere questa Eucarestia con tutti voi e ringraziare il Signore per questo inizio di anno, vivere questa memoria grata. Anche se, come diceva David, le situazioni sono difficili, le viviamo però con tanta serenità e alla luce del mistero della Pasqua. Saluto tutti i sacerdoti presenti, i diaconi, e ciascuno di voi. Anche io sono rimasto colpito dai testi della Scrittura di oggi: sempre la Parola ci sorprende e sembra, sottolineo sembra, preparata apposta per la situazione che stiamo vivendo. Le letture che abbiamo ascoltato ci offrono l’opportunità per riflettere su questo nuovo anno pastorale che si apre e di riflettere anche sul percorso di cambiamento che si sta compiendo nell’associazione. Devo confessarvi che ho letto con grande gioia gli Orientamenti programmatici che mi avete consegnato: ho provato tanta gioia nel meditarli e nel vedere anche la sintonia con cui stiamo camminando. Nella prima lettura Paolo presenta i suoi titoli di merito, dall’elenco presentato ne aveva sicuramente molti. Però lui arriva a dire che tutto questo non è un guadagno, ma una perdita a motivo di Cristo. Qui è il primo riferimento che ci può aiutare: ci sono sicuramente tanti titoli, tanti meriti, tante vittorie, tante conquiste che il COR ha fatto nel corso degli anni. Eppure questi, così come per Paolo, possono diventare un ostacolo alla conoscenza vera e profonda di Cristo. L’Apostolo dirà in un altro passaggio che la conoscenza gonfia mentre la carità edifica. In questo percorso di revisione che avete intrapreso, non lasciate che i trionfi offuschino il cammino nuovo che si sta aprendo e che mi rendo conto come sia davvero molto bello. Che quei titoli di merito non siano un percorso obbligato, ma possiate invece aprirvi alla grazia dello Spirito Santo che desidera fare nuove tutte le cose. Credo che lo desideriamo tutti: è un desiderio che poniamo qui sull’altare questa sera. Così il Vangelo con il Buon Pastore che lascia le 99 pecore al sicuro e va dietro a quella perduta: quell’unica che si è persa diventa più importante delle 99 che sono già con lui. Sono al corrente che state puntando molto sulla missionarietà, sull’andare fuori, mi ha fatto piacere, sul raggiungere tutte le parrocchie di Roma. Cercare proprio quella pecora perduta. Canepa aveva a cuore la cristianizzazione delle masse, aveva un desiderio molto forte di annunciare il Vangelo a tutti, cioè di far partecipi coloro che ancora non avevano conosciuto Cristo. Questa è una passione che accompagna sempre quelle persone che hanno un carisma straordinario. E’ una passione che accompagna tutti noi battezzati. Tutti noi sentiamo questa urgenza, la tensione del Pastore verso la pecora così come quella della donna verso la moneta possano spingerci fuori dai recinti per annunciare Cristo a chi ancora non lo conosce. Possano quelle realtà, le parrocchie che non hanno ancora un Oratorio e non sanno come prendersi cura dei loro piccoli, trovare in voi alleati preziosi, fratelli e sorelle che hanno a cuore che Cristo sia annunciato e conosciuto. Questo lo so con certezza che è quello che c’è nel vostro cuore. Però desidero con voi che questa Parola rimanga luminosa nel cuore perché sarà importante per quest’anno. Non dimentichiamo mai: Dio è come quel Pastore pieno di sollecitudine per il suo gregge, consapevole che ognuna delle sue pecore è unica, preziosa, come sappiamo bene è unico e prezioso ogni bambino. Allora è capace di rischiare la propria vita per ritrovarla, quando qualcuno si smarrisce. Dio è come quella donna che ha perso una delle sue monete e non si dà pace per questa perdita: accende la lampada, spazza la casa, cerca accuratamente finché non la trova. Perché tutta questa ansia per una sola moneta ? Ne aveva altre 9 ! Perché per quella donna la moneta perduta è preziosa come le altre. Non possiamo avere un cuore piccolo, il cuore deve essere grande, magnanimo, con la cura di ognuno. La ricerca del pastore o della donna è stata provocata dalla perdita di una sola pecora, di una sola moneta. Il testo ci dice: la conversione di uno solo fa gioire Dio. Di fronte agli occhi di Dio ogni uomo, ogni ragazzo riveste una preziosità che non ha paragone. Questa preziosità è sottolineata ancora di più nella parabola del Pastore anche attraverso un gesto di estrema cura e tenerezza: se la carica sulle spalle, la prende con sé. Il Dio che Gesù ci rivela è un Dio che sa farsi carico della nostra umanità, quell’umanità ferita. Si fa carico per salvarla questa umanità: la cerca dove si era smarrita, la riporta al luogo della vita, accanto a sé. Tutto questo semplicemente perché Dio ama l’uomo. Questo è il Vangelo della gioia. Portiamo questo Vangelo, testimoniamolo: noi siamo chiamati ad incarnarlo in quello che ci aspetta nella via che abbiamo davanti. Come è possibile tutto questo ? A volte sentiamo anche la stanchezza, sentiamo quanto sono grandi i nostri limiti. Ma c’è un segreto: tutto questo sarebbe impossibile senza la ricerca continua del volto di Cristo. Rinunciare ai propri successi e lasciare le comodità per andare a cercare quello che è perduto sono realtà impossibili da realizzare senza una ricerca continua del volto di Cristo. Cercate sempre il suo volto ! Questo dice il Salmo. Possiate sempre essere in contatto con la sorgente, con la fonte: altrimenti il nostro agire rischia di essere come coloro che battono l’aria, sempre per usare una espressione di Paolo. Fanno tante cose, si danno tanto da fare ma non stanno lavorando con il Signore e quindi il loro lavoro risulta vano. In quello che avete programmato tutto va in questa direzione della conversione, del cambiamento profondo di vita. Il Salmo continua: ‘Ricordate i giudizi della sua bocca’. Quando siamo chiamati a scelte, l’orientamento ci deve provenire da questi giudizi e non dai nostri giudizi. Altrimenti potremmo camminare per vie che non conducono al Signore. Qui ci fermiamo ricordando Canepa con le sue parole sempre incisive: “Siamo pochi, giovani, incapaci, inetti, poco istruiti, cosa possiamo fare ? Ma il Signore non ci chiederà conto dei risultati, ci chiederà se avremo compiuto quel tanto che potevamo fare. La conversione del mondo, figlioli miei, se Dio avesse voluto compierla avrebbe potuto operarla in un secondo. Ha voluto invece che questa cristianizzazione del mondo fosse un compito, un lungo lavoro”. Papa Francesco direbbe ‘un aprire i processi’. Dice ancora Arnaldo: ‘C’è una frase del Vangelo che fa tremare “Credete che il Figlio dell’uomo troverà la fede quando tornerà sulla terra ? Ci ha fatto intendere il Signore quanto lunga, quanto difficile deve essere questa opera da compiere. Questo è un mandato divino”. Alla luce di queste parole vogliamo rinnovare la promessa e vorrei concludere sempre con una frase di Canepa: “Possa la Madre di Dio, mediatrice di tutte le grazie, non farvi mancare le grazie di cui avrete bisogno e guidarvi sicuri anche nel mare tempestoso della vita”. In quel mare tempestoso che stiamo vivendo proprio in questo momento. Amen !