C'è ancora bisogno dell'oratorio a Roma!

Il saluto del nostro Presidente al Cardinal Vicario Angelo De Donatis

C'è ancora bisogno dell'oratorio a Roma!

Eminenza Reverendissima,

il COR compie i suoi 75 anni di fondazione e a Lei che ha la premura di un padre una confessione dobbiamo farla: avremmo desiderato celebrare questo “giubileo” in modo festoso, trionfante. Avremmo portato su questo altare sentimenti di gratitudine per la vocazione che abbiamo ricevuto, per l’Opera di Arnaldo Canepa che attraverso tutti coloro che ci hanno preceduto e oggi mediante le nostre indegne persone, prosegue ancora in questa città; e invece, dobbiamo riconoscerlo, presentiamo al Signore anche le paure e le incertezze del tempo che viviamo: La continua tensione tra il desiderio di incontrare i fanciulli e annunciare loro il Vangelo, specie in questa stagione di paura e di chiusura, e il timore di un’esposizione rischiosa che possa involontariamente fare loro del male.

La volontà di incarnare nell’impegno quotidiano la promessa che stasera rinnoviamo e le preoccupazioni per la vita, la famiglia, il lavoro da cui non siamo esenti come uomini, nonostante la nostra opzione di fede. 

Così Eminenza, mentre ci rallegriamo della Sua presenza, che è segno di attenzione a una pastorale di prossimità di cui l’Oratorio è precursore, ci rattristiamo per i molti catechisti che non possono essere qui a causa della malattia o dell’isolamento preventivo.

Mentre facciamo festa per questi giovani - Arianna e Leonardo - che questa sera divengono soci effettivi del COR, riconoscendo nell’Oratorio la propria vocazione catechistica, soffriamo l’assenza di Elena, anch’ella costretta a casa, e che manca così questo passaggio importante della sua vita. Viviamo veramente il tempo della Croce!

Mi vengono in mente le parole di Papa Francesco nella primissima celebrazione del suo pontificato: “Io vorrei che tutti trovassimo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.

Carissimo don Angelo, questa Eucaristia ha per noi il sapore agrodolce del Mistero Pasquale: se su un versante sperimentiamo tutta la fatica del Calvario - che non è solo figlia dell’epidemia, ma più in generale del nostro impegno tante volte disistimato o frainteso - dall’altro intravediamo le luci della Resurrezione. Quali sono queste luci?

  • una Chiesa che accoglie tutti, profezia che l’Oratorio custodisce nel suo stesso DNA;
  • un sogno mai sopito, per il quale lottiamo ogni giorno: quello di vedere riconosciuti i bambini nella loro integrità di persone;
  • una vocazione laicale che si esprime gratuitamente nel servizio e che non ha bisogno di tornaconto;
  • un’associazione, che sa rinnovarsi nel dono di sé, non per dominare degli spazi ma per fecondare il tempo della missione;
  • un carisma - quello del COR - che sia evangelicamente lievito per l’amata Chiesa di Roma.

In questa cuspide della storia, davanti a Lei che è il Vicario del Vescovo di Roma, vogliamo riconoscere la nostra povertà e spogliarci, come Francesco d’Assisi, di tutto ciò che non serve; di tutto ciò che è autoreferenziale e che ci impedisce di correre fuori verso i mille ragazzi che attendono ancora da noi una parola, un esempio e una speranza.

Quello che per Canepa fu il Quadraro, oggi sono per noi gli infiniti quartieri di questa città.

C’è ancora bisogno di seminarli tutti della misericordia di Dio.

C’è ancora bisogno - oggi la liturgia del giorno ce lo ricorda mirabilmente - di lasciare tutto per la pecorella smarrita.

C’è ancora bisogno dell’Oratorio a Roma Eminenza; per questo rinnoviamo davanti a Dio la nostra promessa. Solo grazie a questa convinzione saremo disposti a cambiare stili di vita, come Lei stesso ci ha esortato a fare. Solo grazie all’intercessione di Maria Santissima, nostra Signora, che vuole e conduce la nostra Opera, ne saremo capaci.

Con questa fiducia, Le manifestiamo la nostra obbedienza; Le chiediamo di benedirci e di pregare per noi e con noi il Signore, Buon Pastore, che desidera attirare tutti a sé e che gioisce per ogni cuore che è capace di cambiare.

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