COR: l'Oratorio ascolti i piccoli della città
Approvato il nuovo programma pastorale dell'associazione

Comunicato Stampa
Oggi più che mai sentiamo l’urgenza di prendere posizione e di farlo dalla parte dei bambini. Quotidianamente apprendiamo notizie di maltrattamenti e abusi; le ultime vicende di Reggio Emilia raccontano di sconvolgenti manipolazioni dei ricordi e alterazione della memoria, persino tramite impulsi elettrici, sui bambini per toglierli ai genitori di origine e affidarli ad altre famiglie. E’ solo l’ultimo episodio di una grave successione e che si somma ai molti altri non saliti alla ribalta della cronaca: situazioni di sfruttamento, di abbandono, di sofferenze fisiche e psicologiche, di disagi vissuti in silenzio da bambini e ragazzi nelle circostanze invisibili di questa città. Anche laddove non si configuri un’esplicita violenza, i più piccoli sono troppo spesso dimenticati, considerati oggetto dei comportamenti degli adulti e non persone con il loro sguardo sulla realtà e la loro capacità di comprendere la vita che li circonda.
Il nuovo Programma Pastorale del Centro Oratori Romani dal titolo “Se non ritornerete… Dalla parte dei bambini – L’Oratorio ascolta i piccoli della città” recepisce le linee per il cammino 2019-2020 consegnate dal Cardinal Vicario nello scorso 24 giugno, e le codifica secondo la chiave dell’ascolto dei più piccoli (cfr. https://www.centrooratoriromani.org/news/pastorale/item/approvato-il-nuovo-programma-pastorale-2019-2020 ).
Per ascoltare il grido dei più piccoli ci vuole un di più di attenzione, perché si tratta di un grido che spesso non è in grado di esprimersi: va colto con orecchi aperti, capaci di leggere segnali in brevi parole; va intuito con occhi profondi, che decifrano gesti e atteggiamenti; e va interpretato con un cuore largo, che riesca a compensare le solitudini con tenerezza. L’Oratorio ha il potenziale per rispondere a questa chiamata, perché ancora oggi si propone “non solo di amare, ma anche di stimare i ragazzi” (A. Canepa), ovvero di restituire loro la soggettività che gli è tolta dal mondo dei grandi. Non basta: l’Oratorio deve dar voce a chi non ha voce, amplificare quell’urlo minuto che i bambini non sanno alzare.
Se non ritorneremo come bambini e dalla loro parte, andandoli a cercare come pecorelle smarrite perché neanche uno si perda (cfr. Mt 18, 1-4) e accogliendoli nei nostri Oratori in tutte le loro fragilità, avremo sprecato la bellezza della vocazione che abbiamo ricevuto.
Roma, 28 Giugno 2019